Le cinque lettere

notti sacre“LE CINQUE LETTERE“

di

MARIANA ALCOFORADO

Produzione: Breathing Art Company – Bari

Coreografie: SIMONA DE TULLIO
Voce Recitante
2010

 

 

Il dramma si ispira alle cinque “lettere portoghesi”, composizione letteraria del ‘600 o lettere autentiche di Mariana Alcoforado, monaca del convento di Beja, innamorata di un ufficiale francese venuto in Portogallo per combattere contro gli spagnoli e poi tornato a Parigi, dimenticato della passione che l’aveva legato a lei. Mariana vive in queste lettere un universo di dedizione, di tenerezze, di rimpianti, incredula dell’abbandono, fino ad arrivare a distinguere tra l’amore come sentimento assoluto e il soggetto a cui si rivolge. Sfiorisce l’irrazionale passione mentre subentra il bene, prezioso ma triste perché cosciente, dell’intelligenza. Ogni lettera è inviata a Noel attraverso un luogotenente che arriva con una nave dalla Francia, al quale Mariana affida i suoi messaggi; la mancanza di risposte da parte del cavaliere, o risposte insulse le fanno capire la vacuità dell’uomo da lei idrolatato. Personaggi e situazioni nascono dalle lettere di Mariana; l’allucinazione dura un anno, entro il quale si consuma la sua vicenda sentimentale all’interno di una immutabile struttura conventuale e liturgica, composta di preghiere, rituali, canti. Il fantasma di Noel anima i giorni e le notti di Mariana; le si presenta durante le preghiere sostituendosi al Cristo, le ritorna nei momenti dell’antica felicità, la sconvolge nell’immaginarlo a Parigi contornato dalle dame dell’aristocrazia o dalle prostitute nelle sue notti dissolute; in questo delirio le monache diventano le donne che si sono impadronite del suo amore; le loro presenze definite dai colori dell’anno liturgico – rosso, verde, viola, bianco – ruotano intorno a lei; gli animali – il cavallo, la colomba – e i concetti – la sorte – diventano presenze incombenti che la rimproverano o le portano sinistri presagi. Concluso il dialogo con Noel assente o reticente, muto o derisorio, Mariana arriva al distacco dall’amante, non senza qualche disperato ritorno ad una passione difficile da spegnere. Alla fine il cavaliere offrirà quelle lettere appassionate e sanguinanti ad un “antiquario” perché comprandole ne faccia commercio, com’era di moda nel seicento, quando i carteggi amorosi venivano inventati dai letterati per la delizia dei salotti. Eppure, Mariana Alcoforado è realmente esistita; a Beja c’è la sua tomba, nel convento dove visse fino agli ottant’anni, dimenticata, dopo tanto soffrire, dello stolto e vanesio cavaliere francese.