L’Arringa

L'arringa“ L’ARRINGA ”
liberamente tratto dal libro
“Della veridica storia del cavallo che giudicò i suoi giudici”
di LUIGI MARIO CHIECHI
Produzione: WWF Italia Onlus
con il Patrocinio del Comune di Gioia del Colle
Drammaturgia e regia: LINO DE VENUTO
Personaggio: Cavallo Baionne
(2008)

 

 

Homo copula mundi, l’uomo al centro del mondo, incontrastato dominatore dell’universo, l’uomo creatore di storia e di destini, anche quelli degli animali. E se gli animali potessero parlare, dialogare, urlare, cosa direbbero agli umani? – sembra chiedersi Mario Chiechi, l’autore del libro, animalista convinto. E scrive una storia, una bella storia, che trova il suo climax narrativo nel momento in cui in un’aula di giustizia giunge, per un processo a suo carico, il cavallo Baionne, con un capo d’imputazione: omicidio preterintenzionale!- ha scalciato e ucciso un ragazzo che lo molestava e punzecchiava. Baionne, un cavallo nato libero come il vento, con la sua bisaccia-cartella piena di schiaccianti ed inconfutabili prove, prende la parola e chiede comprensione per il suo linguaggio semplice ed elementare. Interroga i giudici sui motivi per cui lo stanno processando, chiarisce, puntualizza e, prima al passo e poi al trotto, comincia a contestare giuridicamente le accuse rivoltegli e ad elencare per contro i terribili misfatti di cui gli uomini, consapevolmente, si sono macchiati nel corso della storia fino ad oggi, nel rapporto violento tra loro stessi, in quello (auto)distruttivo con l’ambiente e nel rapporto di feroce sfruttamento degli animali. Il cavallo usa un linguaggio sempre più corrosivo, giudica i giudici-uomini superbi e cinici per aver sempre considerato le bestie non esseri viventi che soffrono al pari degli umani, ma utilità, strumenti inferiori “creati da Dio ad uso dell’uomo”, nati per stare giù, nella parte più bassa della scala evolutiva, nati per essere sacrificati, usati a mo’ di macchine come forza-lavoro e per l’industria del divertimento. Ed infine uccisi nel modo più cruento. Baionne, conosce già la sentenza, sarà “la macellazione”, diverrà cioè pezzi di carne incelofanati e prezzati esposti nei banconi-frigo dei supermercati ma “quei pezzi di carne” che finiranno prima sulle griglie, tra carboni ardenti, e poi nei piatti e nei corpi degli uomini – ricorda Baionne ai giurati – “non saranno anonimi e senza storia ma pezzi di me, di un vostro fratello, di un cavallo realmente vissuto con tutto quel che di vivo, essenziale, unico e sofferente mi è appartenuto”. Sulla brutale realtà della vivisezione il vecchio cavallo lancia ai falsi scienziati accuse pesantissime “per crimini contro la vita e la natura”: se tutti quei miliardi e miliardi di animali inutilmente torturati e sacrificati, con crudeltà inaudite, urlassero tutti nello stesso istante, sulla terra avverrebbe un immane cataclisma. Che gli animali vengano rispettati nei loro diritti naturali – chiede Baionne – siano lasciati in pace, sia lasciato loro “il loro pezzo di mondo”.

Il libro con la drammaturgia e lo spettacolo che ne derivano, dai contenuti forti ma intrisi anche d’ironia, di gioco teatrale e poesia, danno voce all’universo animale e pongono una questione animale all’interno di un sempre difficile rapporto di convivenza con la specie uomo. Il problema, rileva ancora Chiechi, non è né etico, né filosofico, ma semantico nel senso che l’uomo deve ritornare a dare un significato alle cose o alle azioni che fa: che senso hanno oggi il macabro rituale della corrida, la caccia, la pelliccia, il palio, l’allevamento intensivo, la vivisezione, che bisogno c’è oggi di infliggere agli animali sofferenze così crudeli data l’esistenza di validi metodi sostitutivi?

La terra non sarà mai un paradiso, certo, ma sarebbe sufficiente che noi uomini in rapporto a noi stessi, agli animali, all’ambiente, per la nostra stessa sopravvivenza, ci scrollassimo un po’ di dosso questo maniacale antropocentrismo. I nostri mondi, ci ricorda Baionne, non sono poi così lontani come sembra, anche gli animali in fondo sono un po’ umani e gli umani un po’ animali. Proviamo a sfuggire alla perversa marcatura delle differenze, IO……..tu………lui………….voi…………………….loro e impegnamoci a vivere nell’unità cosmica, a sentirci semplicemente come un noi.

Lino De Venuto

Galleria

Rassegna Stampa