Il primo giorno dopo il Sabato

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“IL PRIMO GIORNO DOPO IL SABATO –

I MARTIRI DI ABITENE”

di

Vito Maurogiovanni

 

Laboratorio di teatro

“Giovanni Paolo II”

 

drammaturgia e regia:

Lino De Venuto

 

2015

Oggi. Una casa qualsiasi, al mattino di una domenica qualsiasi: tre generazioni a confronto, nonni, figli, nipoti, si ritrovano a scoprire con differenti opinioni il “significato cristiano della domenica”. Il linguaggio accattivante e coinvolgente con il quale si svolge il vivace dialogo sulla “febbre del sabato sera” tra i diversi componenti della famiglia cattura l’attenzione: nonno Giovanni collega il passato e il presente, con il racconto della parola evangelica prova a risvegliare il cuore dei suoi familiari dal “sonno” profondo che intorpidisce le coscienze e svuota di senso la vita. La luce che brilla nei suoi occhi e la forza del Vangelo che traspare dalle sue parole, l’esempio, l’estrema coerenza con le sue idee, aiutano i suoi parenti, alcuni in particolare, a scoprire in quel volto, così “familiare”, una novità e una ricchezza mai prima immaginata. E nonno Giovanni, pur di recuperare e riscoprire la famiglia come imprescindibile valore sociale ed ecclesiale, predispone i suoi cari ad accogliere dal passato storico la testimonianza dei martiri di Abitene, perseguitati dall’imperatore Diocleziano e dal proconsole Anulino. In una drammaturgia in cui passato e presente si incontrano e dialogano fra loro, le domande-perplessità-obiezioni all’interno della casa sembrano in qualche modo trovare risposta.

È questo il pregio dell’opera di Vito Maurogiovanni: aver reso “contemporanea” una vicenda del passato. Una “persecuzione” divenuta drammaticamente attuale e frequente in questi ultimi tempi con i numerosi “eccidi” di molti cristiani. Papa Francesco è recentemente tornato a chiedere aiuto per quanti nel mondo sono «perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani», affinché la comunità internazionale «non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari».

Lino De Venuto

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