Deliriodamore

 

 

 

DELIRIODAMORE

con:

Lino De Venuto, Giambattista De Luca, Emanuela Lomanzo, Tiziana Nuzzo

Personaggio:

Jerry (da tradimenti di Pinter)

Scene e Regia:

Gianfranco Groccia

Produzione:

L’Occhio del Ciclone Theater

2019

Lo spettacolo consta di due rappresentazioni nelle quali il tema dominante è il DELIRIODAMORE.
Nella prima messa in scena due amanti, senza nomi, vivono una situazione quotidiana complessa e conflittuale, sciatta e priva di certezze, dove il linguaggio, frantumato, anziché essere strumento di comunicazione, diviene una battaglia verbale, un gioco al massacro, senza tregua e senza esclusioni di colpi. Un ostacolo insormontabile. Chiusi tra quattro mura i battibecchi dei due protagonisti giungono al paradosso, le loro illusioni sono patetiche, i cambiamenti d’umore irrazionali, i gesti meccanici e ripetitivi sfiorano l’ossessione, il delirio, appunto, con disquisizioni accanite e maniacali su temi senza alcuna importanza che intrappolano i due in un circolo vizioso. Siamo nel teatro dell’assurdo, che porta in scena l’assurdo della vita di relazione (qualche riferimento a Ionesco). Il presente reale, concreto di tutta la storia è solo ciò che accade al di fuori di quella porta, di quella casa: rumori, i bagliori delle bombe, la guerra. Ma gli amanti, occupati ad insultarsi e umiliarsi reciprocamente, in uno stanco e meschino rapporto senza vie di uscita, non s’accorgono della morte che li circonda. Ne fuoriesce una comicità amara che rende lo spettatore partecipe del dilemma umano dell’incomunicabilità e della mancanza di interazione totale tra gli uomini. Assurdo? Certo, ma pensandoci bene, non tanto lontani dalla realtà.
La seconda messa in scena (ambiente borghese, abitato da editori e galleristi d’arte) focalizza in profondità il tema del “tradimento” con la presenza di due amanti e mette a nudo le trappole delle “deliranti” relazioni umane. Una moglie tradisce il marito con il migliore amico di lui: abbastanza scontato, si potrebbe argomentare, ma la singolarità della piece sta nella narrazione alla rovescia, nel ménage a ritroso, che oltre a rendere il tutto molto più interessante, conferisce alla vicenda una paradossale chiarezza. Di scena in scena, andando indietro nel tempo, vengono anticipati dettagli della relazione amorosa che poi vengono via via esplicitati: dall’inizio della passione clandestina dei due amanti fino al suo sgretolarsi, al suo esaurimento. Il quadro pian piano si compone, prende vita e prendono vita la noia, gli ideali disillusi, la mancanza della fiducia, con una relazione extraconiugale che si conclude con un dialogo freddo e stanco. E’ una storia di un’ordinaria infedeltà coniugale, priva di intenti moralistici (con echi Pinteriani) giocata sul filo dell’umorismo, intrisa di dialoghi asciutti, concisi, anch’essi di una banale quotidianità solo apparente, poiché la profondità sta tra le righe, nelle parole non dette, nell’inflessione della pronuncia delle frasi, negli sguardi, nei gesti. Un realismo che è la parte centrale dell’opera, con la rappresentazione di quelle “maschere” che si indossano nella vita di tutti i giorni, per gioco, per necessità, per amore, per opportunismo, per indifferenza.

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Articolo su lagazzettamerdionale.com – 5 Aprile 2019