Altalena – La stanza di Pinocchio

Altalena – La stanza di Pinocchio
Produzione:
L’Occhio del Ciclone Theater
Con:
LINO DE VENUTO
 Personaggio: Pinocchio
Regia :
Gianfranco Groccia

C’era una volta (e c’è ancora) Pinocchio, nato dalla penna di Carlo Lorenzini (Collodi), letto e riletto innumerevoli volte, visto e rivisto innumerevoli volte. Ma chi è il vero protagonista di quest’opera? Pinocchio, verrebbe istintivamente di rispondere, ma ad una analisi più attenta non può sfuggire la forte presenza genitoriale di Geppetto: e quindi si potrebbe concludere che sia il rapporto padre-figlio, il vero protagonista, il motivo conduttore della intera vicenda. E’ proprio questo legame, viscerale, contraddittorio, intriso di conflitti, che viene posto sotto la lente di ingrandimento della messa in scena e permette di focalizzare le diverse situazioni di instabilità che caratterizzano il complesso passaggio tra infanzia e adolescenza; in Pinocchio, nello specifico, da burattino a bambino. A placare il suo animo ribelle provvede la fata Turchina, personaggio minaccioso, a volte crudele come la vita stessa, che sul finale assume le fattezze di una forza Karmica e risanatrice: lo scapestrato Pinocchio rinsavisce e ritorna sulla “retta via” non tanto forse per salvare egoisticamente se stesso ma per soccorrere il padre che in quell’istante stava rischiando la sua vita per salvare quella del figlio. Ancora: Pinocchio è davvero bugiardo? La risposta non è così ovvia come potrebbe apparire. Le bugie del burattino sono forse un “pretesto letterario” per far emergere meglio e nel modo più semplice possibile la faticosa transumanza nel mondo reale degli adulti, dove nulla viene perdonato, dove tutto si paga a caro prezzo, compresa una bugia o un semplice errore di valutazione. Queste riflessioni prendono corpo e fisicità nel nostro spettacolo non solo attraverso il linguaggio verbale ma anche e soprattutto attraverso la forza dirompente e suggestiva della gestualità individuale e corale. L’alternarsi delle vicende è oggettivato dalla presenza fisica di un’altalena, metafora essa stessa dell’esistenza incerta, barcollante ma anche sorprendente e aperta anche al lieto fine. Un’ altalena posta all’interno di una stanza immaginaria, senza porte e senza muri, dove tutti i personaggi sono pronti ad interagire fisicamente tra loro, anche quelli che non dovrebbero mai incontrarsi. Una atmosfera teatrale che abbatte non solo la quarta parete ma ogni parete, in una dimensione senza luogo e senza tempo che ingloba anche lo spettatore e dove tutto diviene oniricamente possibile. La fiaba di Pinocchio è la storia dell’umanità, adolescenziale o adulta che sia, la storia di ruzzoloni e di risalite, di capitomboli e di riprese, di cadute e redenzioni, nel tentativo sempre sofferto e individuale di cercare “la strada giusta”, forse solo e semplicemente un senso alla propria esistenza! In fondo c’è un Pinocchio in ciascuno di noi!

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